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venerdì 27 novembre 2015

Guerre divine

Ave, multitūdo!
Perdonate la mia infinita assenza, ne sono consapevole, ma tra un impegno e l'altro non ce l'ho proprio fatta!
Questa sera volevo trattare un argomento che trovo molto affascinante e farò riferimento in particolare a due sistemi mitologici: quello greco e quello norreno. Questo tema però ha sempre fatto parte del pensiero e, di conseguenza, della mitologia di quasi ogni popolo. Naturalmente ogni riferimento ad un mito riguardante la guerra tra Dei coincide con un periodo simile nella "vita reale": vale a dire, prendiamo come esempio la Gigantomachia in ambito greco. Essa potrebbe sembrare una normale storia di trasgressione dei Giganti nei confronti dell'ordine imposto dagli Dei Olimpi, ed è così, ma in realtà nasconde un altro riferimento. Essa infatti parla, sottoforma mitologica, delle Guerre Persiane. Infatti i Persiani in qualche modo si sarebbero ribellati, provocando il caos invadendo la Grecia Il relato della Gigantomachia, e le successive rappresentazioni nei templi, nelle opere e nelle piazze, doveva servire come modello da seguire per i Greci e come avvertimento ai nemici: non ci si mette contro gli Olimpi, ossia i Greci stessi. Altre fonti potrebbero far pensare che in realtà ci sia stato un secondo riferimento, ossia alla Guerra contro le Amazzoni. Le famose donne guerriere, tra l'altro della stirpe diretta di Ares, infatti avevano oltrepassato il confine greco, iniziando così una guerra contro i Greci. Essa potrebbe riferirsi anche ad un sovvertimento del mondo patriarcale (con gli Olimpi ormai iniziato, capeggiato da Zeus) da un mondo matriarcale e antico molto temuto dagli Ateniesi e dagli Spartani soprattutto. In summa, come volevasi dimostrare, la mitologia non è mai infondata e come in questo caso è repleto di significati allegorici.
Parlando dell'ambito greco, ci sono due principali guerre in questa mitologia: la Titanomachia, la Gigantomachia. Nella prima si tratta delle continue battaglie sanguinose degli Dei contro i Titani. Appena Zeus crebbe, liberatosi dalla morsa di suo padre Crono, dichiarò guerra a quest'ultimo per i crimini commessi. Il Titano del Tempo aveva come alleati i Titani, e la loro base stava sul Monte Otri, contrapposta al Monte Olimpo. Con Zeus si schierarono i Ciclopi (dando le armi ai tre Dei Maggiori: la folgore a Zeus, il tridente a Poseidone e l'elmo dell'invisibilità ad Ade), gli Hekatonchiri (giganti con trecento braccia che colpivano gli avversari lanciando massi enormi), tutti gli Dei antichi e nuovi e il titano Prometo. Il titano Prometeo rimase invece neutrale. 
Con Crono si schierarono invece tutti i Titani (tranne Oceano e Prometeo, come ho riportato sopra). La guerra certamente la vinsero gli Dei usando l'astuzia, mentre i Titani usavano la forza. Infatti la titanessa primordiale della terra Gea aveva decretato la vittoria al più astuto e non al più forte. Così, i Titani vennero rinchiusi nelle profondità dell'abisso infinito, il Tartaro, sorvegliati dagli Hekatonchiri. Successivamente si instaurò un nuovo ordine del cosmo, non più comandato dal titano dell'Universo e del tempo Crono, ma dal figlio Zeus. Ovviamente anche questo relato fa riferimento ad una serie di eventi avvenuti all'epoca, che potrebbero trattare sempre sulla successione di un popolo all'altro, o di un re all'altro, riprendendo i significati allegorici di cui parlavo prima.
La Gigantomachia, avvenuta successivamente alla Titanomachia, tratta del peccato di ὕβϱις (hybris) dei Giganti. L'hybris sarebbe traducibile dal greco con "tracotanza" o "eccesso". Infatti i Giganti, sotto il regno di Zeus, osarono ribellarsi a quest'ordine cosmico, provocando così la guerra. Gea, contrariata dalla punizione inflitta ai suoi fratelli e sorelle i Titani, volle generare i Giganti: esseri altissimi, con serpenti al posto dei capelli, estremamente forti e con code di serpe al posto delle gambe. Appena nati, questi esseri attaccarono l'Olimpo con torce gigantesche, piogge di rocce e alberi sradicati. Le montagne vibrarono e le stelle e il mare diventarono un vero e proprio inferno. Con gli Dei si schierarono persino le Moire e le Menadi (o Baccanti, insieme all'intero seguito di Dioniso). Ogni Gigante aveva un particolare dio o dea come obbiettivo. Infatti erano stati creati in modo da essere la perfetta antitesi dei loro avversari. La protagonista assoluta tra gli Dei fu Atena: ella infatti naque durante la guerra, già armata e clamante dalla testa di suo padre Zeus ed appena nata uccise un Gigante. La vittoria ovviamente fu degli Olimpi grazie al presagio delle Moire secondo cui gli Dei avesser avuto la vittoria in pugno se si fossero alleati con un mortale. E cosiì fu, si allearono con Eracle che aiutò le divinità olimpiche a dare il colpo di grazia a ciascun Gigante. La Madre Terra aveva però escogitato l'immortalità dei propri figli, facendo che essi non potessero morire toccando terra e che ogni loro ferita causata poggiando su terra si rigenerasse; per questo gli Dei dovettero pensare bene a come ucciderli, ma ci riuscirono in ogni caso. 
Presso le popolazioni scandinave, la concezione della guerra era la seguente: essa simboleggia un'esplosione di forze le quali si manifestano nella forma eccessiva e incontrollata dell'ardore guerriero che è al contempo collera e calore. Essa è considerato il momento di scontro tra le contrapposizioni per instaurare armonia e giustizia sul piano cosmico e sociale. Nel Voluspà, così come in altri libri mitologici vichinghi e germanici, si raccontava di una guerra tra le due stirpi divine i Vani ed gli Asi (come per i greci: Titani e Olimpi). 
Si racconta che il popolo degli Asi e quello dei Vani ebbero una volta un conflitto e che quella fu la prima guerra nel mondo. Era avvenuto che una donna della stirpe dei Vani, una perfida strega di nome Gullveig, si era introdotta nel Paese degli Asi allo scopo di portarvi cupidigia e corruzione. Costei era una maga e praticava quell’arte, detta seidr, ritenuta assai sconveniente per gli uomini, ma molto praticata dalle femmine malvagie. Per porre fine al suo comportamento scellerato non restava agli Asi che una soluzione: ucciderla. Così Gullveig (o Heiòr, come altrimenti era chiamata) fu catturata, trafitta con la lancia e arsa nella sala di Odino. Ciononostante ella rinacque. Tre volte la strega fu arsa e tre volte tuttavia rinacque.

L’aggressione contro Gullveig, benché non avesse ottenuto l’effetto desiderato, scatenò la guerra fra le due stirpi divine. Odino mosse con l’esercito contro i Vani e scagliò la lancia sulla turba guerriera: quello fu il segnale della battaglia. Null’altro si sa del conflitto se non che ebbe andamento alterno; il recinto degli Asi fu distrutto e i Vani armati e minacciosi poterono calpestare il sacro terreno di Àsgardr. Alla fine fu stabilita una tregua e le due parti si scambiarono degli ostaggi. I Vani mandarono presso gli Asi gli eminenti fra loro, Njòrdr e i suoi figli Freyr e Freyja. Con loro partì anche il saggio Kvasir, l'incarnazione della pace. Costoro furono accettati fra gli Asi con pari dignità e divennero come loro sacerdoti sacrificali. Freyja fu fatta sacerdotessa e per prima insegnò agli Asi la magia che era comune fra i Vani. Njòrdr dal canto suo dovette rinunciare alle nozze con la sorella, poiché fra gli Asi era proibito il matrimonio fra parenti così stretti. Da parte loro gli Asi mandarono fra i Vani il dio di nome Hoenir, e con lui partì Mimir che era dotato di grandissima sapienza  (da "I Miti Nordici" di Gianna Chiesa Isnardi).
Da questo racconto si evince, nel caso dei miti nordici, come già ribadito, che si tratta di una guerra quasi "necessaria" per una conseguire la pace di cui si ha bisogno. Personalmente rimango sempre molto affascinato davanti a questi racconti, m'incanto e penso che dopotutto, come credo, dopo un periodo di guerra e di caos ci sarà sempre un periodo di armonia e pace, come le Guerre Divine confermano in un modo o nell'altro. 


Protinus vos videre!
Talathdaer


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