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venerdì 25 dicembre 2015

Yule, Alban Arthuan, Solstizio d'Inverno

Yule è la festività che cade al solstizio d'inverno, il primo giorno di questa stagione, il giorno in cui il Sole rinasce per riscaldare di nuovo la Terra, ossia il 21 o 22 Dicembre. Questo è il tempo di lasciar andare via le nostre paure, i nostri dubbi, le idee logore ed i progetti finiti, si iniziano per una nuova crescita. Gli Dei girano un'altra volta la Ruota, il cerchio senza fine che ogni volta si compie. La concentrazione del singolo dovrebbe essere verso la famiglia, gli antenati, la pace e la serenità, essendo questo un periodo di pace. Riguardo alla famiglia, lo stare insieme dovrebbe essere il fulcro di questa festività, perciò simbolo di quest'evento è il lupo, tra gli altri simboli. Il lupo rappresenta la famiglia, l'unione, il calore familiare, la collaborazione, dato che attua in branco.
Le prime notizie che ci giungono di questa antichissima ricorrenza vengono dall'Antico Egitto, in cui si festeggiava in questo periodo il ritorno di Oro (il Sole), figlio di Iside e di Osiride, sulla Terra. Successivamente, con le vie mercantili e le notizie che giravano celeramente nel mondo, quest'usanza si diffuse anche in Mesopotamia, dove la festività veniva chiamata Zagmuk. In Persia ed in Greci, invece, si chiamava Sacaea. Ma la foga e la maggiore diffusione di quest'evento fu grazie ai veneratissimi Romani: a Roma si celebravano le Saturnalia (sing. Saturnalium), festività in onore a Saturno, introducendo così in Europa banchetti, canti, orge e candele. Da tutto ciò deriva la antica (ma anche odierna) festa di Yule.
In realtà i festeggiamenti cominciano già con la festa di San Niccolò, il quale deriva dalla figura di Old Nick (il Diavolo in inglese antico), che a sua volta deriva da Nik, una divinità del pantheon nordico associato con Odino, di cui condivide molti aspetti. Successivamente vi è anche la tradizione della festa di Santa Lucia, che altro non è che la Festa delle Luci nella Tradizione Nordica.
L'etimologia del nome della festa deriva dalla parola scandinava "Jul" (in norvegese "iul"), che sta a significare "ruota". Infatti, il tema principale di quest'evento, derivatoci appunto dalla Scandinavia, è la battaglia tra il Re dell'Agrifoglio ed il Re della Quercia. Essi rappresentano rispettivamente l'Anno Calante e l'Anno Crescente, mentre a Roma li si collegava a Saturno, vecchio e donante dei regali per l'anno appena passato (da cui tra l'altro deriva il famoso Babbo Natale) ed a Giove, la gioventù che sostituisce la vecchiaia. Talvolta si simboleggia questo avvenimento bruciando il ceppo tradizionale di Yule, salutando così la rinascita del Nuovo Sole.
La festa di Yule dura 12 giorni, i Dodici Giorni dello Yule, durante i quali dovrebbe ardere il fuoco di Yule simboleggiando la luce eterna che splende per i 12 mesi dell'anno. Il tradizionale ceppo di Yule viene ogni acceso al tramonto del 24 Dicembre con i rimasugli di quello venuto prima l'anno precedente, conservati. Il ceppo viene solitamente decorato con delle bacche, delle pigne o altre vegetazione come foglie di agrifoglio.
La seguente formula per l'accensione del ceppo:

Io incarico questo ceppo di bruciare vivacemente e completamente sull'ampio focolare di questa ospitale dimora, diffondendovi il bagliore del calore e della cordialità.

Ove non fosse possibile accendere il ceppo, si accenda una candela. Essendo Yule la festa della Luce nell'Oscurità, è uso accendere una candela rituale. Questa candela viene accesa al tramonto del Solstizio d'Inverno e viene spenta il giorno dopo, quando il ruolo di quella candela di rappresentare il Sole e di mantenere la luce nel giorno più buio dell'anno è terminato. A Yule si suole anche bruciare dell'incenso di ginepro, che ha l'uso magico di purificare l'ambiente da emozioni indesiderate lasciate in sospeso nell'anno.
Un simbolo di tradizioni antiche di questo periodo è l'albero di Yule, detto anche albero di Natale. Esso rappreseta l'Yggdrasill, l'Albero del Mondo, l'Albero Cosmico della Tradizione Nordica, e la continuità della vita vegetale anche attraverso il duro e gelido inverno. Un'altra consuetudine di Yule è la ghirlanda d'agrifoglio, o di di sempreverdi, o "il ramo ceh bacia". Fatto di giunchi di sempreverdi, bosso e rosmarino di solito, e con delle mele rosse al centro, è appeso a dei nastri colorati. Sotto al ramo s'appende un ramoscello di vischio, altra pianta molto simbolica dell'evento, e il tutto poi viene appeso al soffitto con un gancio.
Pianta tradizionala di Yule è anche l'edera, collegata alla Spirale della Rinascita e simbolo di Dioniso, il quale veniva ricordato il 25 Dicembre come il dio che muore e rinasce, come il ciclo della natura. L'edera rappresenta il principio femminile mentre l'agrifoglio quello maschile e l'Yggradill. Si suole anche fare l'albero della luce, posto al centro della tavola al banchetto di Yule. Esso consiste nell'appoggiare delle mele a dei bastoncini, sui quali s'appoggiano poi delle noci, agrifoglio, candele e sempreverdi.
A Yule sono tradizionali anche i budini, rappresentanti la Terra con i suoi frutti ed i suoi metalli preziosi, che devono essere 13 per i Dodici Giorni, l'ultimo budino lo si dà via. Essi vengono preparati alla Domenica del Rimescolamento (stir-up). Il budino dovrebbe contenere 13 ingredienti e, in ordine decrescente di età, in famiglia lo si consuma. Ogni membro della famiglia, fino a finire a quello più piccolo, rimescola l'impasto per 9 volte con un cucchiaio di legno nella direzione deisal, corrispondente al moto apparente del Sole, e getta dentro 9 amuleti, o monete d'argento, con lo scopo di richiamare i poteri lunari della crescita.
Un'altro uso di queste notti magiche sono le torte mute. Le ragazze che desiderano conoscere i loro futuri mariti devono preparare in assoluto silenzio una torta con guscio d'uovo pieno di sale, un'altro pieno di farina di grano, ed un terzo pieno di sale. Una volta che la torta è dentro al forno, la ragazza deve andare alla porta di casa ed aprirla. Si crede che a mezzanotte l'uomo dei suoi sogni comparirà ed andrà a girare la torta. In fatto di torte, vi è un'usanza scozzese di preparare le sowens, che sono delle torte che si preparano durante la Vigilia di Natale prima del sorgere del Sole del 25 Dicembre. Si cucinano facendo bollire la sostanza farinosa delle spighe d'avena. Il liquido che ne viene fuori bisogna berlo durante l'Hogmanay (l'ultimo dell'anno in Scozia), festa che a volte può durare fino al 2 Gennaio.       

Canti di Yule
                                                               
Regina del Sole, Regina della Luna
Regina dei corni, Regina dei fuochi
Portaci il Figlio della Promessa.
E' la Grande Madre che Lo crea
E' il Signore della Vita che è nato di nuovo!
L'oscurità e la tristezza vengono messe da parte
quando il Sole si leva di nuovo!
Sole dorato, delle colline e dei campi,
illumina la Terra, illumina i cieli,
illumina le acque, accendi i fuochi!!
Questo è il compleanno del Sole,
io che son morto, oggi son di nuovo vivo.
Il Sole bambino, il Re nato in inverno! 


Al Re Agrifoglio
  
Giorno d'inverno in cui l'oscurità regna
Fatti da parte e spazio alla luce consegna 
Per i doni che ci hai dato ti dobbiamo ringraziare 
Che solo l'oscurità poteva ricamare. 

Passaggio dal Re Agrifoglio al Re Quercia

Vecchio Re, grazie per tutte le cose create 
Per le lezioni apprese e le battaglie superate
Dobbiamo dirti addio
Che il tuo regno è ormai caduto nell'oblio
Giovane Re della nuova aurora,
Fatti avanti che è giunta la tua ora 
Forte e potente devi diventare 
Che il tuo calore su di noi devi irradiare.

Benvenuto al Dio 

Dio del Sole,
Io do il Benvenuto al Tuo ritorno,
Che tu possa risplendere luminoso sulla Dea;
Che tu possa risplendere luminoso sulla Terra,
Spargendo semi e fertilizzando il terreno.
Che tu sia benedetto,
Oh Dio del Sole rinato!

Preghiera di Yule
 
Il giorno delle ombre è arrivato,
e con lui il Dio Cornuto è rinato.
Egli a Lammas ha conosciuto la morte,
ed ora ammira le sue spoglie risorte.
L’alba con impazienza attendo
Fiaccole e candele vado accendendo
per illuminare al Dio il sentiero
questo è un piccolo e dolce pensiero.
Pino o quercia faccio bruciare,
il ceppo di Yule si deve consumare,
fermate il fuoco prima che tutto cenere sia
il legno ha bisogno della nostra bramosia,
ripongo il pezzo non incendiato
in un luogo sicuro e incantato.
Per un anno intero starà a riposo
Per accendere il prossimo ceppo resinoso.
Morte, trasformazione, rinascita e fertilità
è ciò che il Dio con sé fra noi porterà.
Oggi l’equilibrio abbiamo raggiunto
La luce sulle ombre è a buon punto.
Con cannella, zenzero e rosmarino
Porgo i miei saluti al Dio Bambino.


Al Sole

Oh giovane Sole di amore e luce
Sorgi in fretta,
Alto e luminoso svetta
Mentre nel cielo potere acquisirai
Sul nostro sostegno e amore contare potrai.

Indicazioni per il cerchio di Yule

Per l'altare usare un panno bianco, e decorarlo con sempreverdi, euforbia, rosmarino, agrifoglio, vischio ed edera. Usare candele rosse, bianche e verdi a simboleggiare il sangue del parto, l'innocenza della nuova vita e la crescita. Bruciare l'incenso di Yule (una mistura di camomilla, zenzero, pino e salvia). Segnare il perimetro del cerchio con rametti di sempreverde, e usate degli alberelli veri per contrassegnare i punti cardinali, le decorazioni dovranno essere associate all'elemento appropiato.

Corrispondenze

Simboli: tronco di Yule, o piccolo ceppo di Natale, rami sempreverdi o corone, agrifoglio, vischio appeso nei portoni, candele, cesti di frutta tempestate di chiodi di garofano, una pentola  di Wassail, stelle di Natale, cactus di Natale.
Divinità: Apollo, Ra, Horus, Odino, Lugh, il Re Quercia, il Cornuto, l'uomo verde, Padre Inverno, Santa Claus, Kirss Kringle, San Nicola, Re dell'Agrifoglio, Cernunnos, Freyr, Baldur, Trundholm, Samhein, Sole, Helios ,Adonis o Adone, Saturno, Bacco, Dionisio, Giove, Zeus, Juppiter, Padre Sole, Plutone, Hades, Osiride o Osiris, Dupljaja, Dajbog, Brigid, Iside, Demetra, Madre Berta, Diana, La Grande Madre, Morrigan, Gea, Pandora, Selene e Artemide, Giunone, Astarte, Woman Spinning.
Dei neonati, Dei Sole, Madre e Dee Triplici.
Cibi tradizionali: biscotti e torte di cumino imbevuti di sidro, frutta, noci, piatti di maiale, tacchino, zabaione, tè allo zenzero, sidro speziato, Wassail, o lana di agnello (birra, zucchero, noce moscata, mele al forno) e tutti quelli nominati sopra.
Colori: rosso, verde, oro, bianco, argento, giallo, arancio.
Erbe: cardo, sempreverde, incenso, agrifoglio, alloro, vischio, quercia, pino, salvia, cedro giallo.
Pietre: rubini, granati, smeraldi, diamanti.
Animali: cervo, scoiattolo, lupo, lepre, pettirosso.

Carissimi saluti e auguri di buone feste dal vostro Elfo della Notte,

Talathdaer




                                                                                               

 

venerdì 27 novembre 2015

Guerre divine

Ave, multitūdo!
Perdonate la mia infinita assenza, ne sono consapevole, ma tra un impegno e l'altro non ce l'ho proprio fatta!
Questa sera volevo trattare un argomento che trovo molto affascinante e farò riferimento in particolare a due sistemi mitologici: quello greco e quello norreno. Questo tema però ha sempre fatto parte del pensiero e, di conseguenza, della mitologia di quasi ogni popolo. Naturalmente ogni riferimento ad un mito riguardante la guerra tra Dei coincide con un periodo simile nella "vita reale": vale a dire, prendiamo come esempio la Gigantomachia in ambito greco. Essa potrebbe sembrare una normale storia di trasgressione dei Giganti nei confronti dell'ordine imposto dagli Dei Olimpi, ed è così, ma in realtà nasconde un altro riferimento. Essa infatti parla, sottoforma mitologica, delle Guerre Persiane. Infatti i Persiani in qualche modo si sarebbero ribellati, provocando il caos invadendo la Grecia Il relato della Gigantomachia, e le successive rappresentazioni nei templi, nelle opere e nelle piazze, doveva servire come modello da seguire per i Greci e come avvertimento ai nemici: non ci si mette contro gli Olimpi, ossia i Greci stessi. Altre fonti potrebbero far pensare che in realtà ci sia stato un secondo riferimento, ossia alla Guerra contro le Amazzoni. Le famose donne guerriere, tra l'altro della stirpe diretta di Ares, infatti avevano oltrepassato il confine greco, iniziando così una guerra contro i Greci. Essa potrebbe riferirsi anche ad un sovvertimento del mondo patriarcale (con gli Olimpi ormai iniziato, capeggiato da Zeus) da un mondo matriarcale e antico molto temuto dagli Ateniesi e dagli Spartani soprattutto. In summa, come volevasi dimostrare, la mitologia non è mai infondata e come in questo caso è repleto di significati allegorici.
Parlando dell'ambito greco, ci sono due principali guerre in questa mitologia: la Titanomachia, la Gigantomachia. Nella prima si tratta delle continue battaglie sanguinose degli Dei contro i Titani. Appena Zeus crebbe, liberatosi dalla morsa di suo padre Crono, dichiarò guerra a quest'ultimo per i crimini commessi. Il Titano del Tempo aveva come alleati i Titani, e la loro base stava sul Monte Otri, contrapposta al Monte Olimpo. Con Zeus si schierarono i Ciclopi (dando le armi ai tre Dei Maggiori: la folgore a Zeus, il tridente a Poseidone e l'elmo dell'invisibilità ad Ade), gli Hekatonchiri (giganti con trecento braccia che colpivano gli avversari lanciando massi enormi), tutti gli Dei antichi e nuovi e il titano Prometo. Il titano Prometeo rimase invece neutrale. 
Con Crono si schierarono invece tutti i Titani (tranne Oceano e Prometeo, come ho riportato sopra). La guerra certamente la vinsero gli Dei usando l'astuzia, mentre i Titani usavano la forza. Infatti la titanessa primordiale della terra Gea aveva decretato la vittoria al più astuto e non al più forte. Così, i Titani vennero rinchiusi nelle profondità dell'abisso infinito, il Tartaro, sorvegliati dagli Hekatonchiri. Successivamente si instaurò un nuovo ordine del cosmo, non più comandato dal titano dell'Universo e del tempo Crono, ma dal figlio Zeus. Ovviamente anche questo relato fa riferimento ad una serie di eventi avvenuti all'epoca, che potrebbero trattare sempre sulla successione di un popolo all'altro, o di un re all'altro, riprendendo i significati allegorici di cui parlavo prima.
La Gigantomachia, avvenuta successivamente alla Titanomachia, tratta del peccato di ὕβϱις (hybris) dei Giganti. L'hybris sarebbe traducibile dal greco con "tracotanza" o "eccesso". Infatti i Giganti, sotto il regno di Zeus, osarono ribellarsi a quest'ordine cosmico, provocando così la guerra. Gea, contrariata dalla punizione inflitta ai suoi fratelli e sorelle i Titani, volle generare i Giganti: esseri altissimi, con serpenti al posto dei capelli, estremamente forti e con code di serpe al posto delle gambe. Appena nati, questi esseri attaccarono l'Olimpo con torce gigantesche, piogge di rocce e alberi sradicati. Le montagne vibrarono e le stelle e il mare diventarono un vero e proprio inferno. Con gli Dei si schierarono persino le Moire e le Menadi (o Baccanti, insieme all'intero seguito di Dioniso). Ogni Gigante aveva un particolare dio o dea come obbiettivo. Infatti erano stati creati in modo da essere la perfetta antitesi dei loro avversari. La protagonista assoluta tra gli Dei fu Atena: ella infatti naque durante la guerra, già armata e clamante dalla testa di suo padre Zeus ed appena nata uccise un Gigante. La vittoria ovviamente fu degli Olimpi grazie al presagio delle Moire secondo cui gli Dei avesser avuto la vittoria in pugno se si fossero alleati con un mortale. E cosiì fu, si allearono con Eracle che aiutò le divinità olimpiche a dare il colpo di grazia a ciascun Gigante. La Madre Terra aveva però escogitato l'immortalità dei propri figli, facendo che essi non potessero morire toccando terra e che ogni loro ferita causata poggiando su terra si rigenerasse; per questo gli Dei dovettero pensare bene a come ucciderli, ma ci riuscirono in ogni caso. 
Presso le popolazioni scandinave, la concezione della guerra era la seguente: essa simboleggia un'esplosione di forze le quali si manifestano nella forma eccessiva e incontrollata dell'ardore guerriero che è al contempo collera e calore. Essa è considerato il momento di scontro tra le contrapposizioni per instaurare armonia e giustizia sul piano cosmico e sociale. Nel Voluspà, così come in altri libri mitologici vichinghi e germanici, si raccontava di una guerra tra le due stirpi divine i Vani ed gli Asi (come per i greci: Titani e Olimpi). 
Si racconta che il popolo degli Asi e quello dei Vani ebbero una volta un conflitto e che quella fu la prima guerra nel mondo. Era avvenuto che una donna della stirpe dei Vani, una perfida strega di nome Gullveig, si era introdotta nel Paese degli Asi allo scopo di portarvi cupidigia e corruzione. Costei era una maga e praticava quell’arte, detta seidr, ritenuta assai sconveniente per gli uomini, ma molto praticata dalle femmine malvagie. Per porre fine al suo comportamento scellerato non restava agli Asi che una soluzione: ucciderla. Così Gullveig (o Heiòr, come altrimenti era chiamata) fu catturata, trafitta con la lancia e arsa nella sala di Odino. Ciononostante ella rinacque. Tre volte la strega fu arsa e tre volte tuttavia rinacque.

L’aggressione contro Gullveig, benché non avesse ottenuto l’effetto desiderato, scatenò la guerra fra le due stirpi divine. Odino mosse con l’esercito contro i Vani e scagliò la lancia sulla turba guerriera: quello fu il segnale della battaglia. Null’altro si sa del conflitto se non che ebbe andamento alterno; il recinto degli Asi fu distrutto e i Vani armati e minacciosi poterono calpestare il sacro terreno di Àsgardr. Alla fine fu stabilita una tregua e le due parti si scambiarono degli ostaggi. I Vani mandarono presso gli Asi gli eminenti fra loro, Njòrdr e i suoi figli Freyr e Freyja. Con loro partì anche il saggio Kvasir, l'incarnazione della pace. Costoro furono accettati fra gli Asi con pari dignità e divennero come loro sacerdoti sacrificali. Freyja fu fatta sacerdotessa e per prima insegnò agli Asi la magia che era comune fra i Vani. Njòrdr dal canto suo dovette rinunciare alle nozze con la sorella, poiché fra gli Asi era proibito il matrimonio fra parenti così stretti. Da parte loro gli Asi mandarono fra i Vani il dio di nome Hoenir, e con lui partì Mimir che era dotato di grandissima sapienza  (da "I Miti Nordici" di Gianna Chiesa Isnardi).
Da questo racconto si evince, nel caso dei miti nordici, come già ribadito, che si tratta di una guerra quasi "necessaria" per una conseguire la pace di cui si ha bisogno. Personalmente rimango sempre molto affascinato davanti a questi racconti, m'incanto e penso che dopotutto, come credo, dopo un periodo di guerra e di caos ci sarà sempre un periodo di armonia e pace, come le Guerre Divine confermano in un modo o nell'altro. 


Protinus vos videre!
Talathdaer


sabato 24 ottobre 2015

Samhain, la festa dell'oscurità, dei morti e Capodanno celtico




Samhain è probabilmente la festa celtica più nota, e al coltempo diffamata. Siamo giunti ormai ad ottobre, l'autunno è cominciato e i suoi colori, come i suoi odori inebriano i nostri sensi...la festa di Halloween è ciò che ci viene in mente quando pensiamo a questo periodo dell'anno.
L'oscurità ha ormai preso il sopravvento sulle lunghe giornate estive, che ormai non sono altro che un lontanissimo ricordo...
Associata a questa festa è la commemorazione Cristiana di Ognissanti (1 novembre) e il Día de los muertos (2 novembre) che viene celebrato in Messico. Inizialmente i defunti venivano ricordati nel mese di maggio, ma nel Medioevo si spostò questa solennità a novembre proprio per combattere le antiche ricorrenze pagane che ancora venivano osservate in tutta Europa.
Quel che non tutti sanno è che Samhain è anche il Capodanno celtico, che segna l'avvento del nuovo anno! I Celti erano soliti dividere l'anno in due parti, inverno ed estate, che ne erano anche rispettivamente la metà oscura e la metà luminosa.
A Samhain (31 ottobre) ha inizio per tanto l'inverno, si ha insomma l'avvento delle tenebre. Questo fino a Beltane (1 maggio) che marca invece l'inizio della stagione estiva.
Halloween è invece la forma contratta di All Hallows Eve ovvero la Vigilia di Ognissanti, dove il velo diventa sottile e il mondo dei vivi e quello dei morti entrano in contatto.
Smhain (souin) è l'unica festività che riguarda direttamente i defunti, per questo motivo la sua celebrazione definisce in modo completo il ruolo della Morte nel ciclo della Vita, e l'importanza delle sue lezioni  nella nostra realtà personale.
In molte culture antiche, come abbiamo precedentemente detto, Samhain segnava l'ultimo giorno dell'anno; per questo motivo diventa un'occasione per chiudere tutte le questioni lasciate in sospeso. Quando la stagione del pascolo si chiudeva, il bestiame veniva riunito e selezionato, alcuni capi venivano mandati al macello e gli altri riportati nelle stalle.
Gli agricoltori mettevano da parte il raccolto, lasciando a marcire nei campi ciò che restava come tributo alla Madre Terra. Ma ci si occupava anche di altre faccende: i debiti venivano saldati e le controversie risolte. In realtà, tutto ciò che poteva pregiudicare la buona sorte nel nuovo anno veninva affrontato senza indugio.
Tuttavia, la funzione principale di questa giornata probabilmente riguardava le persone decedute durante l'anno. Era importante che potessero avere un riposo tranquillo prima dell'avvento del nuovo anno, che fossero onorate e ricevessero il dovuto, che i loro spiriti non provassero disagio o dispaicere, per timore che continuassero a vagare sulla Terra. E dato che il velo tra il mondo fisico e quello spirituale è molto sottile a Samhain, era un giorno eccellente per occuparsi di loro.
Come i nostri antenati, anche oggi ci prendiamo cura dei defunti a Samhain. Li invitiamo nei nostri cerchi, offriamo loro tranquillità, e li lasciamo parlare attraverso di noi. Li onoriamo, lodiamo le loro azioni terrene, riconosciamo i loro meriti. Poi li riaccompagnamo oltre il velo, dove possono riposare fino al momento in cui ritorneranno a vivere sulla Terra.
Poiché il velo è più sottile a Samhain, apprendiamo anche molte cose
da coloro che vivono nel Mondo dello Spirito. È l'unico momento dell'anno in cui i loro messaggi ci raggiungono con facilità. Ecco perché molte persone lavorano con strumenti divinatori in questa giornata, come rune, tarocchi, pendolo, tavola ouija, specchi neri e così via...



Samhain è il momento dell'introspezione per svuotare il falso dalla nostra mente, dal nostro cuore e dalla nostra anima. È il momento per guarire la fonte delle nostre ferite più profonde e quelle che abbiamo infierito agli altri, prima che il tempo ci sorpassi.

È l'istante in cui possiamo imparare e vedere chiaramente. Ora dobbiamo guardare alla natura delle nostre azioni e al loro risultato, dobbiamo imparare a comunicare e ascoltate gli altri, un tempo di morte, del pensiero degli antenati e cosa siamo grazie a loro.
Le foglie stanno cadendo, le mele sono mature e il ghiaccio sul terreno avanza. C'è profumo d'autunno, un indescrivibile odore di ottobre; zucche, mele, cannella, foglie secche e birra.
Un umore malinconico e introspettivo scende au di noi in questo tempo oscuro di fini e completamenti, e quindi di eventuali rinascite. Nelle ombre crescenti, l'oscurità e la nebbia prevalgono mentre gli alberi cedono le loro foglie colorate, prendendo le sembinze di scheletri.
I falò di Samhain venivano accesi su ogni collina della Britagna e dell'Irlanda al tramonto, e il fuoco aveva come significato magico quello di contenere l'energia del Dio morente che illumina la notte oscura, nella luce del nuovo anno.
Samhain è anche il momento di liberarsi delle debolezze, questo è l'ultimo raccolto, l'ultima fiammata di vita e luce, prima dell'inesorabile discesa dell'inverno e del declino della luce stessa nella notte più buia dell'anno, Yule.
Il Dio è il Signore degli Inferi, regna nel mondo dei morti, dove si rigenera. Come il bestiame si sacrifica per il nostro sostentamento, anche il sacrificio del Dio è ormai compiuto. La Dea, nel Suo aspetto di Crona, ovvero di Anziana, stende il mantello di tenebra e avvolge tutta la Terra, pronta a discendere negli Inferi dal Suo Amante.
La Coppia Divina è spesso vista, in questa ricorrenza, come Dagda e Morrigan, i quali secondo la leggenda si accoppiarono presso un fiume la notte di Samhain. Dagda era il Signore della magia presso i celti, il Dio Padre, mentre la Morrigan era la dea della guerra e dello spargimento di sangue, ad annunciare la sua venuta era un corvo.




Anche la dea greca Ecate può raporesentare il divino femminile a Samhain, in quanto lei era la Signora della magia, della luna calante e del mondo sotterraneo.

Presso i celti per Samhain venivano create delle lanterne intagliando delle rape, sostituite poi dai coloni irlandesi in America con la zucca, più facile da reperire nel nuovo mondo.
Celeberrima è la Jack o' lantern che serve come guida agli spiriti dei morti nella fredda e oscura notte di All Hallows. Le zucche intagliate vanno poste alle finestre o davanti alla porta di casa, anche le famosa leggenda di Sleepy Hollow è riconducibile alla notte di Halloween. Il cavaliere senza è un personaggio immaginario de La leggende di Sleepy Hollow dello scrittore statunitense Washington Irving, inclusa nella raccolta di racconti intitolata Il libro degli schizzi e trasformatasi in una famosa leggenda del folclore statunitense grazie alla letteratura e a diversi film.La leggenda del cavaliere senza testa comincia a Sleepy Hollow, durante la Guerra d'Indipendenza Americana. Secondo il folclore tradizionale il Cavaliere era un artigliere hessiano che fu ucciso durante la Battaglia delle Pianure Bianche nel 1776. Fu decapitato da una palla di cannone americana, e i resti frantumati della sua testa furono lasciati sul campo di battaglia mentre i suoi commilitoni portavano via velocemente il suo corpo. Alla fine lo seppellirono nel cimitero della vecchia chiesa olandese di Sleepy Hollow, da cui ogni notte di Halloween sorge come un fantasma maligno, cercando furiosamente la sua testa perduta.






Una delle tradizioni più frequenti a Samhain è quella di bruciare un foglietto sul quale si è precedentemente scritto ciò che si vuole eliminare dalla propria vita, e vederlo fluire via attraverso il fumo della candela o del falò.

Per il potere del vento, dell'acqua, della terra e del fuoco,
Nel passato,
Queste cose mi son servite,
Ma ora che non ne ho più bisogno,
Con questo mezzo io vi rinuncio e le rimetto in libertà,
(gettare il foglio fra le fiamme)
E confermo solo le cose positive,
Ora e nel tempo che verrà.
Che possa andare come ho detto.
Così sia!

Invitate i vostri cari defunti nel vostro cerchio

Spiriti della notte 
Udite il mio richiamo!
In questo Cerchio di Luce vi invitiamo
Entrate! Entrate! Non indugiate!
Che spiriti di piante, animali siate
Oh esseri umani che liberi vagate
In questo cerchio entrare
E benedetti siate
Il vostro cuore apriteci
Le vostre preoccupazioni confidateci
E noi lungo il cammino vi guideremo
Che conduce alla pace, al riposo e al dolce sonno supremo.
Spiriti della notte
Udite il mio richiamo!
In questo Cerchio di Luce vi invitiamo
Entrate! Entrate! Non indugiate!

Naturalmente affinché uno spirito si presenti, si necessita di determinate condizioni di luce e bisogna sempre bruciare un incenso, comunque potete informarvi meglio in altra sede.

Preghiera a Morrigan

Ave a te Regina dei fantasmi
che bagni i Tuoi divini piedi
ad ogni riva del fiume Unius.
Salutiamo la Tua illustre natura,
guerriera dei guerrieri.
Abbi piacere nel Tuo incontro segreto con Dagda,
come la vita e la morte vengono insieme.
Possiamo noi prestare attenzione alla venuta del Tuo corvo
che annuncia la morte e la fine dell'anno.
Possiamo noi prestare attenzione alla venuta del Tuo lupo.
Che il lupo possa non ferirci ma farci conoscere la paura.
Possiamo noi prestare attenzione alla venuta della Tua anguilla
che annuncia il bisogno di ritirata.
Possiamo noi prestare attenzione alla caricata della rossa giovenca;
quando questo accade siamo consapevoli di aver perso.
Noi preghiamo per la Tua grazia.
Noi Ti doniamo il latte portatore di guarigione,
il miele della gioia.
Noi richiediamo la Tua saggezza,
che ci rivela gli incantesimi delle Tue vittorie,
che il Tuo potere viaggi nelle nostre lingue
e che possiamo noi tracciare la pace dei cieli
giù fino in terra
e che le nostre battaglie risultino vincitrici
attraverso il tocco della Tua magica mano.

Preghiera ad Ecate

Salute a Te, Regina di tutte le stregonerie,
in questa gloriosa notte di magia!
Sii clemente con noi esseri mortali,
permettici di apprendere come aguzzare la nostra saggezza,
potenziare la nostra magia,
illuminare le nostre anime.
A lungo abbiamo avuto piacere di imparare ogni stregoneria,
così misericordiosamente ci hai insegnato!
Noi offriamo a Te queste libagioni e innalziamo a Te questo calice
a Te che sei la Guardiana delle Chiavi dell'Olimpo,
a Te che sei la Regina di tutti i sortilegi,
a Te che sei la Signora che custodisce i segreti degli Dèi!

Preghiera al Sole

Arrivederci, caro Sole, che la Terra hai riscaldato
Che gioia e allegria con la tua Luce hai portato
Gli occhi chiudi, a dormire vai
Tranquillo riposa nella profonda oscurità
Finché alle feste di Yule inizio non si darà
E di nuovo la tua luce risplenderà.

Indicazioni per il cerchio di Samhain

Per l'altare usare un panno arancione o nero, e candele del medesimo colore; decorate con mele, melograne, crisantemi e calendule. Bruciate l'incenso di Samhain (una mistura di alloro, noce moscata e salvia). Usate delle piccole lanterne  con una zucca vuota per segnare i punti cardinali, disponendo in prossimità di ciascuna direzione una candela del colore appropriato agli Elementi corrispondenti.
Un'idea carina sarebbe anche quella di decorare il vostro spazio sacro con dei Sugar Skulls, tipici ornamenti del Día de los muertos messicano.




Corrispondenze

Simboli: zucca, calderone, gatto nero, strega, mele, teschio, pipistrello
Divinità: Ade, Dioniso, Apollo, Osiride, Iside, Nefertite, Anubi, Persefone, Ecate, Morrigan, Dagda, Cerridwen, Hel
Cibi tradiziomali: ortaggi, cereali, broccoli, noci, mele, zucca, torte, carne, vino
Colori: arancione, nero, rosso, marrone, viola, giallo
Erbe: ortica, cardo, artemisia, menta, salvia, rosmarino, vite, noce moscata, lavanda, crisantemo, ginestra
Pietre: ammonite, opale di fuoco, ossidiana, onice
Animali: ragno, gufo, pipistrello, lupo, corvo, gatto nero


Mi auguro di cuore che il vostro sia uno splendido Samhain, buon anno a tutti popolo di Kelyddon!


Grian


Fonti: L'arte della strega (Dorothy Morrison), Tradizione nordica (Nigel Pennik), Samhain (Diana Rajchel), web, conoscenze personali.

domenica 27 settembre 2015

Eclissi superlunare 28 Settembre 2015

Salve, amici del bosco.
Due settimane fa è stata annunciato il fatto che domani, 28 Settembre, avrebbe avuto luogo l'eclissi di luna. Questo evento è detto anche "Luna rossa" o "Luna di sangue". Si tratta di un fenomeno rarissimo, infatti si dovrà attendere solamente fino al 27 luglio 2018 per osservarla di nuovo. Alle 2.12 ora italiana la Luna entrerà nella zona di "penombra", ma l'eclissi parziale inizierà poco dopo le 3 del mattino. La fase più spettacolare, l'eclissi d'ombra, avrà inizio alle 4.47 fino alle 5.22, quando sarà già piuttosto bassa sull'orizzonte. Il fenomeno terminerà alle 7.22 del 28 settembre. L'eclissi di domani mattina (avverrà verso le 2.15 a.m. ora italiana) sarà accompagnata anche dalla cosiddetta "Superluna", ossia quando la Luna si trova vicino al perigeo (che è il punto più vicino alla Terra durante la sua rivoluzione intorno al nostro pianeta). Per questo motivo essa apparirà più grande e più luminosa alla nostra vista. L'evento sarà visibile nuovamente nel 2033.
 


Il fenomeno si verifica quando il sole, la Terra e la Luna si trovano allineati. Il satellite entrerà nel cono d’ombra provocato dal nostro pianeta assumendo un colore sul rosso scuro, senza però scomparire totalmente. Tutto questo perchè la luce del sole la colpirà solo parzialmente grazie a un fenomeno di rifrazione sull’atmosfera terrestre. Uno spettacolo strabiliante quanto inquietante.


Nel campo della Wicca, La Lunazione del Sangue è la prima del periodo autunnale. Inizia in settembre o ottobre e può comprendere il sabba di Mabon. Il sangue di questa fase lunare ha sempre rappresentato, soprattutto per i Celti, la pienezza nella stagione della caccia e anticamente cacciare era necessario per la sopravvivenza delle tribù o delle famiglie.
Il sangue degli animali che veniva versato sotto questa Luna era rispettato, come dono della Natura, della Terra e degli Dèi e considerato come sede dell'anima delle creature viventi. Tutto molto riverito, senza spargimenti di sangue inutili e per dare sfogo al proprio divertimento, come si potrebbe pensare. In questa occasione si ringraziano
gli animali che hanno dato la loro vita perchè la nostra possa continuare. Lo stesso vale per il mondo vegetale, mangiando un frutto o una verdura è sempre una vita interrotta.
I celti legavano ogni Luna Piena ad un animale totem, che in questo caso è il salmone, sinonimo di saggezza e di sapienza.
Questo periodo è anche collegato ad Artemide Cacciatrice, Dea lunare che dona al mondo gioia, abbondanza, fertilità e crescita personale per ognuno di noi. Lei è la patrona della caccia, dei luoghi selvaggi e delle bestie, perciò in questa Lunazione si può approfittare per mettersi in contatto con Lei. 
Altri nomi di questa lunazione sono:
-Luna della Caccia
-Luna di Artemide cacciatrice
-Luna dai Lunghi Capelli
-Sa Luna 'e Sambene
-Luna del Dieci
-Luna delle Foglie cadenti
-Luna dell’Anima
-Luna in corsa
-Luna morente
-Luna della Stagione che cambia
-Luna dell’arrivo dell’Inverno
-Luna Bianca
-Luna del Salmone 

La Luna del Sangue ci racconta che è tempo di guardare con occhi che vedono davvero e sentire con orecchie che ascoltano.
Tempo di tornare al nostro sangue come chi torna a casa dopo tanto, troppo tempo di esilio forzato.
Tempo di riprenderci il nostro posto nel Tempio che è il nostro corpo, corpo di Creazione e Rigenerazione.


A presto,
Talathdaer

domenica 20 settembre 2015

Mabon, Alban Elfed, il Tramonto dell'anno



Le giornate stanno cominciando a rinfrescare sempre più, mentre il velo di tenebra prende via via il sopravvendo sulle giornate ancora assolate. Ormai tutti vi starete rendendo conto che l'estate è un lontano ricordo, e le porte della natura si stanno aprendo alla stagione autunnale, ricca di colori e di grande fermento.
Il Neopaganesimo festeggia la venuta dell'autunno con la festa di Mabon.
Mabon, Alban Elfed (nel Druidismo), o comunemente chiamato Equinozio d'Autunno, è la seconda festa del raccolto che celebra la piena maturazione dell'anno.
Questa festività ricorre solitamente tra il 22 e il 23 settembre, quest'anno precisamente, l'equinozio autunnale cadrà proprio il 23 settembre alle 09.21 UTC+1.
La ricorrenza prende il suo nome dal Dio gallese Mabon, il cui nome significa Grande Sole. La leggenda narra che a soli tre anni venne rapito dalla Grande Madre (Modron), che lo condusse nell'Ade per impedire che la sua luce risplendesse nel mondo. Ma egli era molto più intelligente di quanto la Signora degli Inferi pensasse. Durante il suo soggiorno nel cuore della Terra, non solo affinò il proprio ingegno, ma accrebbe la forza interiore e lo slancio necessari per diventare nuovo seme. Egli sapeva di avere la salvezza a portata di mano, e che quando sarebbe giunto il tempo, avrebbe avuto bisogno di tutto il potere di cui disponeva per fecondare la Terra spoglia e renderla di nuovo rigogliosa.
Visto da questa prospettiva, por molti versi Mabon è la controparte maschile della Dea greca Persefone (la romana Proserpina), la quale rapita da Ade (Plutone per i Romani, il Signore degli Inferi), segna anch'essa l'avvento del periodo più buio dell'anno.
La storia del rapimento di Persefone, veniva commemorata ogni anno in questo periodo ad Eleusi, città della Grecia, dove si celebravano appunto in questo periodo i celebri "Misteri Eleusini". La leggenda narra che Demetra, la dea dell'agricoltura, avesse una figlia, Persefone, della quale si invaghì profondamente Ade, il che lo spinse a rapirla per portarla con sé nel mondo sotterraneo. Disperata, Demetra cominciò a trascurare il proprio compito di dea, e una profonda carestia si abbatté sul mondo. Zeus (che si narra fosse il padre di Persefone) andò pertanto a reclamare la figlia al fratello Ade, e riuscì a strapparle la dea.
Il Signore degli Inferi però fu il più astuto di tutti e prima che l'amata dipartisse le diede da mangiare una melagrana, della quale Persefone si cibò soltanto di alcuni grani. Secondo la legge che chi mangia o beve qualcosa nel Regno dei morti ne è condannato a rimanervi, alla bella dea ora, non era più permesso andar via.


Fortunatamente Zeus fu in grado di scendere a compromessi con il fratello, e ottenne che Persefone sarebbe rimasta nell'Ade il tempo di sei mesi (autunno e inverno), mentre il restante periodo dell'anno (primavera ed estate) avrebbe soggiornato sulla Terra con la madre Demetra, la quale felice di poter stare con la figlia, rendeva la Terra fertile e rigogliosa.
In questo modo i Greci riuscirono a spiegare l'alternanza delle quattro stagioni.
Mabon annuncia il primo giorno d'autunno e il secondo periodo del raccolto, sia agricolo che personale. Come a Lughnasadh è il momento di celebrare l'abbondanza della Terra e ringraziarla per le benidizioni che ci elargisce. Per questo motivo, Mabon viene spesso chiamato il Giorno del Ringraziamento delle Streghe. In genere si preparano tavolate festose, pranzi luculliani, e si consuma con gratitudine ogni squisito boccone a disposizione.




Ma non c'è solo questo aspetto. Vista l'associazione di Mabon con l'Ade, questa è anche un'occasione per ricordare i nostri antenati, e coloro che ci hanno preceduti nell'aldilà. Per ringraziarli del sangue che scorre nelle nostre vene, per i tratti che derivano dalla loro riserva genetica, e per i doni che ci hanno dato e che fanno di noi quei meravigliosi esemplari di individualità che siamo.
Proprio per questo Mabon, è un momento di ringraziamento totale, un momento in cui diciamo grazie per tutto ciò che abbiamo, per tutto ciò che siamo, e per tutto ciò che il futuro ha in serbo non solo per noi, ma per tutti coloro che ancora non sono nati.
E' un'occasione per riflettere sulle gioie della comunità, sulla libertà personale e sulle meraviglie della specie umana come insieme; anche un momento per prendere atto di tutte le nostre fortune e ringraziare coloro che hanno contribuito a renderle tali.
Mabon non solo è l'equinozio d'autunno, ma è una festa importantissima per quanto riguarda la nostra fede, la nostra esistenza. Ci insegna il perché siamo mortali, perché siamo messi costantemente alla prova, avendo l'intenzione o meno di seguire la via ai misteri, attraverso i quali avviene il risveglio della coscienza e alla fine si giunge all'immortalità o comunque al passaggio ad un altro livello del cosmo.

 
 
Le foglie si tingono di tutte le tonalità di rosso, arancione, giallo per poi cadere, gli animali si preparano al letargo, crescono funghi e i campi maturano, gli uccelli migratori si recano verso le calde terre del sud, mentre i venti gelati soffiano da ovest.
Il Dio ormai ha perso le Sue forze, e si prepara alla Sua discesa al mondo sotterraneo, mentre la Dea sparge il Suo mantello sula Terra che si prepara al lungo e meritato sonno invernale. Rendiamo grazie a Madre Terra per i frutti che ci ha donato e per la fatica che ha operato durante i mesi estivi per produrre tutto ciò di cui abbiamo avuto bisogno.
Comincia la parte calante dell'anno, il periodo oscuro, in cui la fiamma del Dio vive nel grembo della Dea per poter rinascere a Yule. Lei sente la presenza del Suo Amante, anche mentre Egli svanisce.
Una meravigliosa poesia che volendo potreste integrare al vostro rituale di Mabon è L'ode al vento occidentale di Percy Bysshe Shelley, poeta romantico inglese vissuto tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo.
Amo parecchio questa poesia, e ritengo che l'ultimo verso sia particolarmente significativo ed azzeccato per quanto riguarda i misteri di Mabon.
 
 
ODE AL VENTO OCCIDENTALE
 

I
 
Oh tu Vento selvaggio occidentale, àlito
della vita d'Autunno, oh presenza invisibile da cui
le foglie morte sono trascinate, come spettri in fuga
da un mago incantatore, gialle e nere,
pallide e del rossore della febbre, moltitudini
che il contagio ha colpito: oh tu che guidi
i semi alati ai loro letti oscuri
dell'inverno in cui giacciono freddi e profondi
come una spoglia sepolta nella tomba,
finché la tua azzurra sorella della Primavera
non farà udire la squilla sulla terra in sogno
e colmerà di profumi e di colori vividi
il colle e la pianura, nell'aria i lievi bocci conducendo
simili a greggi al pascolo; oh Spirito selvaggio,
tu che dovunque t'agiti, e distruggi e proteggi: ascolta, ascolta!
 
II
 
Tu nella cui corrente, nel tumulto
del cielo a precipizio, le nuvole disperse
sono spinte qua e là come foglie appassite
scosse dai rami intricati del Cielo e dell'Oceano,
angeli della pioggia e del fulmine, e si spargono
là sull'azzurra superficie delle tue onde d'aria
come la fulgida chioma che s'innalza
sopra la testa d'una fiera Menade, dal limite
fioco dell'orizzonte fino alle altezze estreme dello zenit,
capigliatura della tempesta imminente. Canto funebre
tu dell'anno che muore, al quale questa notte che si chiude
sarà la cupola del suo sepolcro immenso, sostenuta a volta
da tutta la potenza riunita dei vapori
dalla cui densa atmosfera esploderà una pioggia
nera con fuoco e grandine: oh, ascolta!
 
III
 
Tu che svegliasti dai loro sogni estivi
le acque azzurre del Mediterraneo, dove
si giaceva cullato dal moto dei flutti cristallini
accanto a un'isola tutta di pomice del golfo
di Baia e vide in sonno gli antichi palazzi e le torri
tremolanti nel giorno più intenso dell'onda, sommersi
da muschi azzurri e da fiori dolcissimi al punto
che nel descriverli il senso viene meno!
Tu per il cui sentiero la possente
superficie d'Atlantico si squarcia
e svela abissi profondi dove i fiori
del mare e i boschi fradici di fango, che indossano
le foglie senza linfa dell'oceano, conoscono
la tua voce e si fanno all'improvviso grigi
per la paura e tremano e si spogliano: oh, ascolta!
 
IV
 
Fossi una foglia appassita che tu potessi portare;
fossi una rapida nuvola per inseguire il tuo volo;
un'onda palpitante alla tua forza, e potessi
condividere tutto l'impulso della tua potenza,
soltanto meno libero di te, oh tu che sei incontrollabile!
Potessi essere almeno com'ero nell'infanzia, compagno
dei tuoi vagabondaggi alti nei cieli, come quando
superare il tuo rapido passo celeste
sembrava appena un sogno; non mi rivolgerei
a te con questa preghiera nella mia dolente
necessità. Ti prego, levami come un'onda, come
una foglia o una nuvola. Cado
sopra le spine della vita e sanguino! Un grave
peso di ore ha incatenato, incurvato
uno a te troppo simile: indomito, veloce ed orgoglioso.
 
V
 
Fa' di me la tua cetra, com'è della foresta;
che cosa importa se le mie foglie cadono
come le sue! Il tumulto
delle tue forti armonie leverà a entrambi un canto
profondo e autunnale, e dolcemente triste.
Che tu sia dunque il mio spirito, o Spirito fiero!
Spirito impetuoso, che tu sia me stesso!
Guida i miei morti pensieri per tutto l'universo
come foglie appassite per darmi una nascita nuova!
E con l'incanto di questi miei versi disperdi
come da un focolare non ancora spento,
le faville e le ceneri, le mie parole fra gli uomini!
E alla terra che dorme, attraverso il mio labbro,
tu sia la tromba d'una profezia! Oh, Vento,
se viene l'Inverno, potrà la Primavera esser lontana?
 
 
E' inoltre tempo di vendemmia, potreste pertanto ringraziare il Dio Dioniso (Bacco) per il frutto della vite, pianta a Lui sacra.
Innalzate un calice di vino e recitate:
Con questo succo io ti rendo omaggio,
Dioniso, Tu che sei l'impulso vitale
Che scorre nelle nostre vene,
Tua è l'estasi dello spirito.
Nel nome del Dio del Vino e dell'Anziana Signora
Possa la saggezza
Essere la mia unica ricchezza.
 
 
 
Indicazioni per il cerchio di Mabon
 
Per l'altare usate un panno di colore arancione scuro o rosso borgogna, e candele marroni, rosso borgogna o porpora. Decorate con fasci di erbe secche, girasoli, foglie autunnali, patate, ghiande e mais. Bruciate l'incenso di Mabon (una mistura di ibisco, mirra, petali di rosa e salvia).
Formate il cerchio con l'athame. Dopo il rituale, portate all'aperto le decorazioni commestibili per gli animali.
 
Corrispondenze
 
Simboli: foglie autunnali, cornucopia, pannocchie, melagrana, mela
Divinità: Apollo, Artemide, Kore, Ade, Demetra, Persefone, Zeus, Era, Atena, Iside, Osiride, Mabon, Modron, Latona, Freyr
Cibi tradizionali: mele, frutta secca, pere, melograne, uva, mais, patate, cipolle, aglio, carote, pannocchie, peperoni, vino
Colori: verde, borgona, rosso, giallo, arancione, marrone
Erbe: nocciolo, noce, girasole, cereali, pigne, salvia, calendula, pioppo, cipresso, abete, cedro
Pietre: ambra, corniola, avventurina, smeraldo, topazio, onice nera, tormalina, pietra lavica, pornice, rubino
Animali: animali da macello, serpente, scarabeo
 
 
Vi cosiglio come sempre di passare del tempo nella Natura, magari facendo una passeggiata per salutare la Terra e le sue creature che si attingono ad andare in letargo.
Augurate loro buon riposo e ringraziate la Dea e il Dio, con la promessa della primavera che verrà.
 
Felice Mabon a tutti voi popolo della foresta :)
 
 
Grian
 
 
 

 

 


 


 

martedì 15 settembre 2015

Cosmogonia: l'origine del mondo

Salve a tutti, popolo della foresta! 
Ammetto che sia passato un po' di tempo dall'ultima volta che ho scritto, ma tra viaggi e l'inizio della scuola non ho trovato tempo! Quest'oggi volevo illustrarvi un mito comune a tutte le popolazioni della Terra: quale mito migliore per cominciare se non l'Origine di Tutto? Per oggi mi occuperò di come la pensavano i Celti, i Greci e le popolazioni scandinave (Vichinghi). Vi starete chiedendo come mai non abbia nominato i Romani. Ebbene perché presso i Romani, sebbene si trovino gli stessi elementi, vi sono variazioni dovute alle tradizioni locali. 
I Greci fin da subito hanno voluto chiarire l'origine del cosmo, personificando e divinizzando tutti gli elementi della natura, che sono in armonia tra essi. In età preistorica, non solo in Grecia, la divinità primordiale e principalmente venerata era la Madre Terra, descritta in antichità come una donna prosperosa, corpo abbondante: questo a simboleggiare la fertilità sacra della Terra, creatrice di ogni cosa.
Quelli che seguono sono alcuni tra i più famosi dei miti greci della creazione, dei quali il più antico è quello pelasgico (il termine si riferisce alla fase arcaica dei Pelasgi, un popolo ellenico).
 
Mito pelasgico- 

All'inizio la Dea di Tutte le Cose, Eurinome, emerse dal Caos e, non trovando nulla su cui appoggiare i piedi, separò il mare dal cielo e intraprese una danza in solitario sulle onde. Danzando, s'accorse che alle sue spalle soffiava un vento, nuovo e diverso. Perciò incontrò il Vento del Nord (Boreas) e decise di iniziare la creazione con esso. Boreas infatti era un vento fecondo, contenente il Cosmo. Continuando a danzare all'infinito, creando onde a forma di spirale, dal Vento del Nord si creò il maestoso serpente Ofione, con il quale Eurinome s'accoppiò. La Dea, trasformandosi in colomba, depose l'Uovo Universale, attorno al quale Ofione s'arrotolò sette volte, finché ne uscirono tutte le cose esistenti: il sole, la luna, le stelle, i pianeti, le montagne, i fiumi, le foreste e gli esseri viventi. Poco dopo la Coppia Cosmica si stabilì sul Monte Olimpo, dove Ofione si vantava d'essere egli stesso il Creatore dell'Universo, motivo per il quale Eurinome s'irritò e lo cacciò nelle buie caverne sotterranee. In seguito la Creatrice di Tutto creò le potenze planetarie e a capo di ciascuna vi mise i Titani. 

Mito omerico e orfico- 

Tutti gli Dèi e tutte le Dee nacquero da Oceano, il fiume primordiale che scorre attorno al mondo, e a Teti, Titanessa marina. La Notte fu fecondata dal Vento, deponendo un uovo d'argento nell'Oscurità. Poi Eros, nato dall'uovo d'argento, divenne il principio motorio dellUniverso. La Notte, vivendo insieme al figlio Eros in una grotta, assunse il triplice aspetto di Notte, Giustizia e Ordine. Di fronte alla grotta v'era Rea, Grande Titanessa Madre, che costringeva gli uomini a porre attenzione agli oracoli della dea battendo le mani su un tamburo di bronzo. Eros fu il creatore della terra, del sole, del cielo e della luna, ma fu la Notte a regnare sull'Universo fino a quando Urano ereditò il suo scettro.

Mito olimpico- 
 
Al principio v'era solo il Caos. La Madre Terra Gea emerse poi dal baratro infinito e generò suo figlio Urano, Padre Cielo. In seguito furono generati Eros (l'Amore), Erebo (l'Oscurità), Nychte (la Notte), Eter (l'Aria), Hemera (il Giorno), Hypnos (il Sonno), Thanatos (la Morte), le Moire (il Destino) ed Eris (la Discordia). Gea in seguito, estesa e fertile, fu la base della creazione di varie forme di vita, ossia foreste, boschi, piante, fiori. Da lei nacquero anche i fiumi che circondano la Terra.

Spiegando come la pensavano i Celti sulla creazione di tutto, possiamo notare certe somiglianze e temi in comune, come l'Uovo Cosmico e il Serpente. Questi due temi ricorrono infatti in molte culture, come quella cinese, induista, mesopotamica, egizia, ecc... 

Nella cultura celtica, Glain era il nome dell'Uovo dell'Universo, un uovo rosso deposto sulla spiaggia da un enorme serpente marino. Il centro del cosmo è chiamato Oiw, il Sole. Il serpente rappresenta l'energia attiva maschile, mentre l'uovo l'energia passiva femminile. Era così che i Celti spiegavano l'origine di tutte le cose: l'unione dei due principi, maschile e femminile, attivo e passivo, da cui tutto proviene. Perchè la scelta della spiaggia e del mare? Il mare da sempre rappresenta un luogo vitale, il brodo primordiale, dove in molte tradizioni la vita ha avuto luogo. 

La questione, invece, per le popolazioni vichinghe era diversa. Tutto ha avuto origine dallo scontro tra un gigante e gli Dèi primordiali, come segue.

V'era il tempo in cui c'era solo l'abisso, denominato Ginnungagap. Esisteva l'albero cosmico, l'Yggdrasil, che vincolava tutti i nove mondi, sotto il quale s'estendeva il regno di Muspell, il regno del calore. A Nord invece, si ergeva Niflheim, il regno di ghiaccio e oscurità. Sotto un'altra radice esisteva Hvergelmir, dove vi erano le acque bollenti che poi si trasformarono in dodici enormi fiumi. Tutta questa acqua cadde verso l'abisso e si trasformò in enormi blocchi di ghiaccio. il ghiaccio, incontrando l'aria calda del regno di Muspell, si sciolse così da divenire fonte principale d'acqua. Dalla nebbia primordiale emerse Ymir (che significa "due in uno"). La mucca primordiale, Audhumla, leccò i blocchi di ghiaccio per nutrirsi e nel mentre riuscì a sbloccare due Dèi che erano rimasti ghiacciati: Buri e Bor. Audhumla però non s'accorse che Ymir si nutriva dalle sue mammelle e del ghiaccio, così che diventò un enorme gigante di ghiaccio. Egli creò la vita spontaneamente, e mentre dormiva generava la razza di giganti di ghiaccio dalle ascelle. Odino, Ve e Vili, figli di Buri, decisero di distruggere Ymir. Mentre il gigante dormiva, i tre Dèi ne approfittarono per attaccare, e dalle ferite del gigante ne scaturì un torrente di sangue ghiacciato. Il torrente sterminò tutta la razza di giganti tranne una coppia. I tre fratelli distrussero Ymir e mischiando il suo sangue all'oceano primordiale nacque la Terra, Midgard. 

Un passo tratto dal Voluspà spiega come Ymir fu all'origine del mondo. 

"Dalla carne di Ymir fu fatta la terra, 
dal suo sangue il mare,
dalle ossa le montagne, gli alberi dalla chioma, 
dal cranio il cielo. 

Dalle sopracciglia fecero gli Dèi benedetti
Midgard per i figli degli uomini; 
dal suo cervello furono tutte le tempestose
nuvole create

Personalmente trovo questi miti molto affascinanti, e se ne possono trovare in infinità. Difatti, come abbiamo visto nel caso dei Greci, in quasi tutte le culture ci sono più varianti dei miti della creazione. Essi sono l'intento di spiegare come abbia avuto origine l'Universo, dando a volte sfogo alla propria immaginazione.

Saluti, 
Talathdaer